Peccato, il tenente non aveva altro difetto che questo eccesso. Jeanne aveva raccolto la Gonnellina in un angolo della terrazza di levante dove stava con la signorina Bertha e con Destemps, l'aveva portata alle pupille della Raselli perchè la pigliassero nella loro compagnia; ma Eleonora, venutaci contro voglia, non fu briosa nè troppo amabile, cosicchè le fu presto conferito graziosamente il titolo di "palo numero uno'. Jeanne, del resto, recitava la propria parte da eccellente attrice, concedendosi poco a chi l'avrebbe desiderata molto, scusandosi con le amiche, distribuendosi largamente agli invitati più modesti e meno conosciuti da lei, componendo acconce conversazioni al professore Dane e a donna Laura, lasciando che Bice, Destemps, Bertha, Bessanesi e Gonnelli se la sbrigassero come volevano e potevano.
S'era dovuto modificare il programma della serata. Non si cominciava più con la conferenza, si cominciava con la musica, per causa del maestro Bragozzo, il quale, fiutato in aria l'odor di ballo, aveva dichiarato netto a Carlino di non voler far udire il promesso atto della sua opera inedita dopo la conferenza, quando tutti sarebbero stati impazienti di ballare. E per la musica non c'era da uscire dalla villa perchè il maestro preferiva quella piccola sala alla grande sala della Foresteria: pochi uditori ma scelti!
Cosa vuole?
diss'egli alla contessa malignetta. "Qui saremo, si figuri, cento persone. Di cinquanta uomini che mi applaudiranno, ve ne saranno venti capaci di dirmi quando saremo fuori: "La diga, maestro; bela quela roba, ma longheta'. Altri venti, e questi saranno i miei amici, mi diranno: "Fiol de na pipa, la finivistu gnanca più!'. Altri cinque mi domanderanno se ho suonato Wagner o se ho suonato la Traviata; per loro è presso a poco la stessa cosa.
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