Gli ultimi cinque ho piacere che vengano a udirmi. Quanto alle signore, mettiamo da parte Lei, la De Altis, forse anche la padrona di casa, non lo so, e tre o quattro delle quattordici o quindici allieve che ho qui, mettiamo dieci in tutto. E` molto! Per le altre quaranta, quand'anche sapessi far cantare e piangere il piano, avrei la consolazione di vedere quaranta ventagli andare e venire regolarmente, come quaranta metronomi, dal principio alla fine. Qualche signorina, poi, sarebbe capacissima di venirmi a dire, come mi è toccato ancora dopo aver suonato Beethoven, o Schumann, o Mendelssohn: "Bravo maestro: ma ora ci suoni qualche cosa di bello'."
E` così dappertutto, sagli rispose la contessa, ridendo.
Mentr'egli suonava e, contro il suo desiderio, la piccola sala era stipata e due grosse code di pubblico vi restavano prese negli usci aperti, il cavalier faceto raccontava in un angolo della terrazza di levante, a un piccolo gruppo di uditori e di uditrici, le scene di casa Scremin promesse alla contessa De Altis, la quale aveva preferito la musica. Egli le sapeva dalla propria cameriera, una sorella della quale aveva sposato il figlio di Federico di casa Scremin.
Dunque, scena prima. Personaggi: il marchese Torototèla, come il cavaliere chiamava Zaneto per certe sue antiche colascionate poetiche, la marchesa Nene, don Giuseppe Flores e un topo. Arriva don Giuseppe in carrozza, dalla sua villa, domanda del marchese, è introdotto e Federico riceve l'ordine di non lasciar passare nessuno.
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