Ebbene!
diss'ella. "Che me ne importa?"
Bassanelli non pretendeva che le ne importasse molto, ma in fin dei conti l'uomo gli aveva fatto pietà. Era in pessime condizioni di salute, pareva mutato, conscio delle sue abbiezioni passate, soffriva, soffriva molto, anche di certe voci arrivate sino a lui.
Di quali voci?
Eh, mia cara!
Bassanelli! Siete venuto per dirmi questo?
fece Jeanne, fieramente.
No, ma insomma trovo che stasera vi si legge troppo nel viso l'assenza di qualcuno, e trovo che non è necessario di mettersi poi anche a sospirare alla finestra!
Bassanelli, vi ho permesso finora di maltrattarmi circa questo punto perchè siete un vecchio amico, ma badate di non farmi pentire! Del resto, non è vero che si legga. Non si legge niente. E poi, quando anche si leggesse? Io non faccio il male!
Bassanelli la fissò negli occhi, pallido, in silenzio, l'afferrò bruscamente al polso, le alzò il braccio. "Non fate il male?" diss'egli. "Sentite! Sono sempre stato un asino da quando ho sofferto la fame e mi sono fatto storpiare per questa maledetta Italia. Sono un asino anche in questo momento e il perchè lo so io; ma vi giuro che quando penso al povero Franco Maironi, al padre, un cuor di leone, puro, per D..., come il cuor d'un santo, e mi figuro quel che soffrirebbe se vedesse, se sapesse, preferisco esser io che voi!"
Così dicendo liberò e scosse da sè il polso prigioniero. Nello stesso momento si udì un sonoro applauso salutar l'ultima battuta dell'opera di Bragozzo.
Zitto!
disse Jeanne, quasi atterrita, pallida quanto lui.
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