Il marchese (Dio, che senatore meschinetto!) era partito lasciando molte scuse. E dunque? Dunque Scremin si era impegnato a far lavorare suo genero per la elezione di Brescia. Siccome Jeanne, udito questo, fece un piccolo "hm!' dubitativo, donna Laura si arrischiò a dire, sorridendo: "Basta che tu voglia!". Era forse più facile, al buio, di osare così.
Te l'ha detto Scremin, questo?
fece Jeanne.
No, lo penso io.
Bene, non è vero.
E che non fosse vero, Jeanne, affermandolo, era convinta.
Dei suoi imbarazzi non ti avrà mica parlato?
soggiunse.
No, gliene ho parlato io.
Tu?
Già, donna Laura era famosa per le sue prudenze di educatrice e per le sue audacie di maleducata.
Quando si vuole un fine straordinariodiss'ella "bisogna gittare i riguardi ordinari."
Aveva fatto cenno al marchese di altre difficoltà che il suo nome incontrava, difficoltà di carattere molto positivo, forse per effetto di voci sicuramente false ma ch'era necessario di ridurre subito al silenzio. Il marchese si era turbato alquanto, aveva risposto con un tortuoso viluppo di frasi mal connesse, volendo far intendere che per effetto di certe trattative i Dessalle conoscevano la solidità della sua posizione economica e avrebbero potuto attestarne.
È vero?
chiese donna Laura. Jeanne credeva infatti che suo fratello fosse stato richiesto di un grosso mutuo, che la cauzione offerta fosse non larga ma sufficiente, che l'affare avesse naufragato per il saggio dell'interesse.
Eccodisse donna Laura "egli vorrebbe che io inducessi il ministro a chiedere informazioni, circa questo punto, al Prefetto o che al Prefetto ne parlaste voi.
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