Quando il foglio mi cadde di mano e io mi volsi per un istintivo moto alla finestra aperta, a guardar le cose stesse che avevano guardato mio padre e mia madre, ecco ancora il fievole suono delle campane grandi che parevano incommensurabilmente lontane. Oh Jeanne, io vi ho sentita la voce di mio padre, tanto triste, tanto severa! Comprendi?
Partirò sabato col primo battello, per Lecco e Rovato. Vorrei pure informarmi di tante cose, prima, di tante persone del tempo passato. Addio! Come penso io a te e all'avvenire? Lo so io ancora? E sarebbe stato degno, sarebbe stato possibile che io tacessi con te tutte queste cose e la mia dolorosa tempesta interna?
Le Fate, che in quel momento, felici della loro serata trionfale, ne parlavano, facendosi spogliare, alle cameriere dormigliose e loro lodavano, per pungerne l'amor proprio, l'acconciatura di Jeanne, non sospettavan certo che lei, la maggior trionfatrice, chiusa la persona in una veste da camera, sciolti i capelli magnifici, piegata la fronte sopra una lettera, piangesse, come la notte, un silenzioso pianto.
CAPITOLO SESTO
VENA DI FONTE ALTA
I
Il treno diretto diurno di Milano giunse a Rovato, sabato, con venti minuti di ritardo, perchè a Treviglio s'era dovuto aggiungere una carrozza. Jeanne aveva telegrafato a Maironi da Milano, venerdì mattina, che sarebbe partita sabato con quel treno e che sperava incontrarlo a Rovato dove il treno ch'egli avrebbe preso a Lecco arriva in coincidenza col diretto per Venezia. Nessuna risposta era giunta.
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