Piero non sapeva ascoltare, neppure le domandō il soggetto della fiaba. Ed ella continuō a discorrere. Carlino intendeva ritornare da Milano martedė. Giovedė, o al pių tardi sabato, sarebbe ripartito con lei. Per dove? Per Vena di Fonte Alta, un bel nome di una bella montagna. Carlino s'era fatto analizzare una goccia di sangue, aveva voluto che il dottore pungesse un dito anche a sua sorella, che analizzasse ancora. E il dottore aveva trovato poveri di globuli rossi l'uno e l'altro sangue, voleva mandare i fratelli a Recoaro. Jeanne non aveva voluto saperne di Recoaro, nč di Saint_Moritz nč di altre acque; e cosė era stato deciso di andare a Vena per una semplice cura climatica. Piero non sapeva dove questa Vena fosse, quale via si dovesse tenere per andarvi. Ne parlarono quietamente. Cinque ore dalla cittā, due di ferrovia e tre di vettura, mille metri sul mare, boschi di abeti, boschi di faggi, solitudine, quiete. I Dessalle avevano impegnate quattro stanze dell'unico, piccolo albergo. Altre sei erano libere. Jeanne disse queste ultime parole quasi timidamente.
Piero non rispose, e la conversazione cadde. Guardando l'uno e l'altra per lo stesso finestrino il verde fuggente, luccicante di sole, sentendo che lā, in una linea dei campi parallela al corso del treno, i loro sguardi s'incontravano, si univano, correvano insieme. Forse anche nel ritmico fragore che li portava con sč si toccavano i loro segreti pensieri. Faceva molto caldo. A Brescia Piero offerse una bevanda, che fu accettata, non per sete, con un sorriso di gratitudine, tanto umile, tanto parlante che il viaggiatore seduto dirimpetto a Jeanne guardō subito negli occhi l'uomo a cui la bellissima signora sorrideva cosė.
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