Piero mormorò dietro il giornale: "Mi perdoni Lei adesso". Jeanne rispose quasi inintelligibilmente "grazie" senza togliere il viso dal finestrino. Egli riprese con dolcezza maggiore ancora: "Se può, non pensi più così". La risposta fu: "Vorrei morire".
Egli non osò replicar parola. Parvero assorti l'una e l'altro nel ritmico battito che durante il loro silenzio mortale misurava precipitosamente la fuga degli angosciosi momenti.
Quando il treno rallentò e Piero si alzò a raccogliere il proprio bagaglio, Jeanne trovò modo di chiedergli sottovoce, a mani giunte, la promessa di salire a Vena. Lo guardò, perchè egli esitava, con una inesprimibile supplica negli occhi, ebbe la promessa, la volle ripetuta, solenne, baciò con soavità umile di gratitudine la mano amata. Si lasciarono così.
II
Piero recò subito alla suocera le notizie della figliuola, un po' attenuate nella parte più triste. Ella lo accolse affettuosamente, serena come sempre, ascoltò il suo racconto, e poi, placida, quasi sorridente, disse una parola di fede: "Mi digo che el Signor ne fa la grazia", come se avesse udito solamente le parole più gradite e non le altre. Negli occhi le tremavano due lagrime: due lagrime dolci per la consolazione di quell'atto di suo genero, di quella gravità commossa ch'egli aveva mostrato parlando: due lagrime anche pregne di affanno per le parole cui pareva non avere udite. Lo pregò di restare a pranzo, ma egli si scusò non garbandogli la compagnia del suocero che avrebbe tirato in campo le elezioni di Brescia e provando un gran desiderio di solitudine.
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Piero Jeanne Vena Brescia
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