Chiuse gli arruffati ragionamenti con pregare il genero di allestire una camera in Valsolda anche per lei, ma non verso il lago; perchè a Venezia - ella disse così - il tremolìo dell'acqua le faceva venire il capogiro. Il genero, durante un discorso tanto fantastico, era venuto pensando altra cosa: e invece di rispondere alla povera vecchia signora, la interrogò:
Senta, mamma. Per tutto questo c'è tempo a pensarvi. Adesso Le vorrei domandare di una cosa molto antica. Nei primi anni del Suo matrimonio, avrebbe Lei mai udito parlare in casa Scremin di una grossa lite che i vecchi Maironi avrebbero vinta contro l'Ospitale Maggiore di Milano?
Io?
fece la signora, trasognata.
Sì, Lei. Ci pensi bene.
Ci pensò e rispose: "Non saprei."
Appena ebbe risposto così, ricordò di avere udito il suocero Scremin parlare delle ricchezze di casa Maironi come di roba male acquistata, male sottratta a un Istituto pio.
Aspettadiss'ella. "Forse."
Le balenò il sospetto di essere stata imprudente e soggiunse: "No, non so".
Piero si tenne sicuro ch'ella sapesse.
Ho trovato qui una lettera dell'avvocato Marchiaro
diss'egli. "Questo sì, lo sa?"
Questo non lo sapeva davvero.
L'avvocato Marchiaro
riprese Maironi "mi scrive che ha negoziato con Carlo Dessalle un mutuo per papà, grossissimo; che per il momento le trattative sono interrotte e che vorrebbe riprenderle offrendo la mia firma. Ora io non potrei dare oggi la mia firma neppure se in massima vi fossi disposto, perchè di questi giorni ho scoperto certe cose gravi che riguardano la mia sostanza e che m'impediscono, almeno per ora, di disporne.
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