Lo dica Lei a papà."
Alla povera donna cadde il cuore. Un mutuo con i Dessalle! Ah, Zaneto, Zaneto! Non trovò niente a dire e si alzò, angosciata, scura. Oltre al maggior dolore le cuoceva di non poter cavare a difesa del marito i soliti arzigogoli d'interpretazioni benigne, di trovarsi, davanti a Piero e per opera sua, così disfatta. Se ne andò silenziosa, seguita rispettosamente da lui fino alla soglia del suo appartamento, dove lo congedò con queste asciutte parole senza voltarsi:
Mi no ghe digo gnente, sètu.
Piero ritornò alle sue lettere. Gli era venuta prima fra le mani una carta da visita di don Giuseppe Flores. Ecco adesso anche una lettera sua. La guardò a lungo, invaso come quel giorno in Duomo da redivive immagini e ombre della sua confessione al vecchio prete, là nello stanzino della solitaria villa, dal senso molesto del giudizio che quell'uomo doveva portare di lui. V'era tuttavia una differenza. In Duomo l'incontro con don Giuseppe gli era stato sgradevole; adesso la vista dei suoi caratteri lo turbava di un turbamento che non era senza mistura di un desiderio e di una particolare commozione, perchè sempre don Giuseppe gli aveva ricondotto le immagini dei suoi genitori e ora gliele riconduceva tanto più note e vive e parlanti all'anima sua parole di amore imperioso. Aperse la lettera e lesse:
Caro signore e amico, ero venuto da Lei per la silenziosa preghiera d'una poveretta che il Signore ha creato augusta e, vorrei dire, sacra, con doni mirabili di dolore e di sommessione al dolore.
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