E allora perchè gli uomini come lui, come quel francese, non parlano alto? Perchè non richiamano i loro fratelli al vero? Perchè non tentano una riforma della loro Chiesa, perchè non si levano, se occorre, contro i despoti, almeno contro quelli anonimi? Piero lo aveva detto a quel francese e il francese aveva risposto: "Per far questo bisogna essere santi". E perchè non lo sono, santi? Perchè non lo diventano? E` tanto difficile spogliarsi degli averi e dei piaceri?
Egli ebbe un momento di orgoglio pensando che questo appunto stava per fare benchè non fosse santo nè legato, di fatto, ad alcuna Chiesa, ad alcun Credo ufficiale.
III
Quella sera stessa, molto più tardi, scrisse al suo avvocato per chiedergli un colloquio. Era una notte afosa, in casa si soffocava. Piero sentiva che se si fosse coricato non avrebbe potuto, un po' per il caldo, un po' per l'agitazione, pigliare sonno. Risolse di recar egli stesso il biglietto alla Posta. Ma prima tolse dalla valigia e rilesse per la centesima volta la carta d'affari trovata nel portafogli, che gli era stata causa di scrivere all'avvocato. Era una lettera di sua madre incominciata a scrivere il 17 gennaio 1862, nove giorni prima che morisse, e non finita, nella quale affidava ad una cara amica l'incarico d'informare suo figlio, quand'ella venisse a morte durante l'infanzia di lui, che a detta del povero padre suo la sostanza Maironi aveva origine da una lite mal vinta contro l'Ospitale Maggiore di Milano. Le ultime parole della lettera interrotta erano queste: "Io spero.
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