A pian!
fece il notaio, esperto dei costumi venaschi. Non potè metter fuori la sua esperienza perchè Bassanelli saltò in mezzo a dire che l'odor di pasticcio a lui non dispiaceva e che invece l'aria di Vena era salubre perchè non vi era mai odore di abiti neri nè a coda nè senza coda; "nè de velade nè de veladoni!" La signora Cerri osservò, approvando la chiusa del discorso Bassanelli e deplorando in cuor suo l'esordio, che già nel paese degli abiti neri una punta di putrido c'era sempre nell'aria.
Allora Carlino ribattè che si doveva dire molto maturo invece di putrido e che questo odore di avanzata maturità non era un difetto ma una squisitezza perchè conteneva in sè l'idea della perfezione più che perfetta. Perciò gli faceva molto piacere di apprendere dal signor notaio che fra l'aria di Vena e l'aria della città, riguardo a certi odori, non ci fosse differenza. "A pian, a pian!" esclamò il notaio. E subito la signora invocò il poeta. Che ne pensava il poeta?
Il poeta, che solo appariva tale nella zazzera e nella cravatta male composta, che si chiudeva, quando la gente pareva curarsi poco di lui, in accigliati silenzi e invece quando gli si mostrava deferente sfrenava subito la sua parola incomposta quanto la cravatta e la zazzera, cominciava a rodersi che nessuno lo introducesse ossequiosamente nella discussione; per cui lodò molto in cuor suo la intelligenza superiore della signora Cerri e prese le parti di lei con tutto il fervore delle sue opinioni e del suo irritabile amor proprio, mescolati insieme, spumanti.
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