La giovine signora non intendeva quanto potesse ella stessa sull'animo di Jeanne Dessalle con il suo alto candore rilucente nella dolcezza dell'aspetto, con la sua religiosità penetrante in tutti gli atti della vita, pura di piccinerie ascetiche e di piccinerie morali. Era lieta e quasi sorpresa della serietà, delle buone inclinazioni, dei sentimenti elevati che veniva scoprendo in lei. Non le pareva possibile, nella sua rettitudine, nella sua inesperienza delle cose umane, che una persona impigliata in relazioni colpevoli mostrasse tanta bontà; e fantasticava di un pentimento dell'amica, di una rottura già successa. Perciò quando vide Maironi alle spalle di Jeanne non potè nascondere il proprio turbamento doloroso.
Jeanne aveva negli occhi quella luce indicibile che la presenza dell'amato vi metteva sempre.
Certodiss'ella, prima di mettere il piede sull'entrata del Covile "certo che la giustizia è un'opinione! Chi è l'avversario di mio fratello?"
Iorispose la signora Cerri con voce fredda di celato rimprovero. Jeanne non l'aveva veduta e la intese sino al fondo. Appena scambiati i saluti, si dolse di Carlino che non l'avesse avvertita prima di uscire, si dolse di non aver saputo dove raggiungere la comitiva e vantò la propria intuizione. Al fremente Bassanelli sfuggí un ironico "famosa!". Carlino, seccato della parte di distratto affibbiatagli dalla sorella per coprire l'ottenuto suo intento di restar sola con Maironi, mise il broncio. La Cerri si alzò, ricordò al maestro ch'era vicina l'ora della lezione alle bambine e prese commiato.
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