Andiamo. Lei non ha ombrello?
Un velo era sceso sullo smeraldo dei prati, le ombre degli alberi si erano sciolte nel chiaror diffuso del sole nascosto, il nebbione fumato su dalle valli, si riversava lento per gli alti grembi di Vena, per le vette delle selve, affiochiva nei pascoli i suoni sparsi dei campani, fasciava le pendici nereggianti di Picco Astore. A Jeanne pareva che un bianco mantello umido venisse avvolgendo silenziosamente lei e Piero, sul prato soffice, dentro le sue lane flosce, venisse dividendoli pian piano dal mondo delle cure umane, dal passato, dall'avvenire, spirando loro il dolce senso di essere anime d'un altro pianeta. Sentì che giungeva un'ora suprema, che erano in giuoco non tanto la felicità propria e le proprie sorti, che importavano mai?, quanto le sorti, la felicità dell'amato, illuso da funesti sogni. Gli passò timidamente una mano sotto il braccio, mormorò: "Ti dispiace?". E benchè il "no" di lui sonasse freddo, gli serrò forte sul braccio la bella persona. "Caro!" diss'ella.
In quel momento Piero si diceva: "Come questa donna non comprende!". La resistenza dura di lei alle sue idee, il tenace scetticismo, quelle fredde ragioni opposte al suo divisamento generoso e che in fondo, pur non volendolo confessare a se stesso, trovava giuste, almeno in parte; sopra tutto quel non avergli detto una sola parola di ammirazione, finivano di staccarlo da lei, lo rendevano quasi sdegnoso, impaziente dei dolci atti e dei dolci detti.
Intantodiss'egli ex abrupto, per troncare le dolcezze, "non cederò tutto il mio.
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