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      Conserverò una piccola proprietà Maironi, antica, non venuta da casa Reyna, e conserverò la casa di Oria che mia madre ha ereditato da mio zio Ribera. Sarà la povertà, ma non la miseria. Appena stipulata la cessione andrò in Francia a studiare e forse anche a lavorare con le mie mani. Sarà il primo passo per servire la mia opinione della giustizia, per diventare, in tutto, l'uomo che l'anima grande, unica, di mia madre deve avere desiderato in me. Perchè oramai la mia stella è d'incarnare l'ideale di mia madre. Mia madre sarebbe felice di vedermi abbandonare una classe sociale dove non si vuol saperne della giustizia eterna per non sentirsene obbligati a sacrifici duri, oppure se ne fa un Dio personale col quale non è poi tanto difficile di accomodare i conti; una classe dove non si vuole che godere giorno per giorno, non si vuole che..."
      Non compiè la frase. Alle prime parole crude Jeanne aveva lasciato il suo braccio; alle ultime, sentendosi mancare, smorta socchiuse gli occhi, cercava con mano incerta, vagante, di aggrapparsi a lui per non cadere.
      Atterrito, egli le cinse la vita, si guardò attorno, non vide nessuno, il nebbione era tanto denso! La sostenne, la incuorò e la rimproverò insieme, affannato. Ella si provava di respingere il suo braccio, mormorava quasi inintelligibilmente: "No, no, mi lasci, non son degna, non son degna...". Cingendole sempre la vita, Piero si mosse pian piano per ritornare all'albergo. La povera Jeanne aveva orrore dell'albergo. "No, no!" Piero voleva farla sedere un momento, almeno, sul prato.


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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