No, no, mi conduca alla fontana, mi conduca alla fontana!
Pareva rianimarsi, la voce si rialzava e si rinfrancava. Piero non sapeva dove questa fontana fosse e Jeanne non riusciva a spiegarsi.
Si provò di camminare, di guidarlo. Questo le riusciva meno difficile che il parlare. Si avviò sorretta da lui, vacillando, ansando, sostando a ogni passo. Avrebbe voluto anche parlare, ma non poteva, e allora lo guardava in viso con il dolore di questa impotenza, con uno sguardo indimenticabile. Ebbe anche, nel far sosta per lo sfinimento mortale, un sorriso infinitamente triste. Una volta le parve udir voci che le venissero incontro per la nebbia, si tolse dal sentiero, sgomentata, con uno sforzo. Le voci si dileguarono. "Vuole aspettar un poco?" diss'ella affranta dallo sgomento e dallo sforzo. Passarono certi casolari e piegarono a destra in un picciol cavo ombreggiato di noci dove convergono altri sentieri e chiama con fioca dolente voce una sottile polla dell'Acqua Barbarena, cascando nella vasca disposta ivi per le mandre. Piero fece sedere Jeanne sull'orlo della vasca. Non aveva tazza, raccolse l'acqua della polla con le mani. Ella bevve, impresse la bocca nella commessura delle palme, ebbe un singhiozzo arido e alla domanda di lui se desiderasse bere ancora, scosse il capo senza levarlo. Egli disgiunse le mani adagio adagio, le ne sfiorò il viso pietosamente ed ella subito se lo coperse con le proprie. Poi cavò il fazzoletto e glielo porse tenendosi ancora l'altra mano sugli occhi, pregò di bagnarlo, se ne deterse le ciglia, tacque col viso basso e le mani giunte in grembo.
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Jeanne Acqua Barbarena Jeanne
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