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      Trasognato, tardò molto a capire che la lettera era per lui, che l'aveva portata un vetturino, il quale gli faceva dire di esser pronto a scendere, se il signore lo desiderasse, anche subito.
      Lesse, spalancando gli occhi, il brevissimo scritto, rimase interdetto, immobile. L'altro attese un poco e poi gli domandò se avesse ordini. Piero si scosse, rispose che ci avrebbe pensato, che intanto il vetturale aspettasse; e si fece accendere il lume.
      Uscito l'albergatore, rilesse. Scriveva la marchesa, così:
      Domenica ore 7 p.
      Carissimo Piero,
      il direttore telegrafa a papà: - Condizioni fisiche aggravate. Ora, perfettamente lucida, chiede vedere genitori, marito, don Giuseppe Flores - Noi partiamo subito. Don Giuseppe ci raggiungerà questa notte. Prega!
      La mamma
     
      Piero si strinse i pugni sugli occhi, tanto forte che le braccia gli tremarono. Dopo due minuti scostò e alzò lentamente i pugni, fissando il lume, ansando. Poi, come per uno scatto improvviso di volontà, raccolse le sue robe a precipizio, a precipizio discese, chiamò il vetturale, commise all'albergatore di scusarlo presso i signori Dessalle, dicendo che un richiamo dalla città lo aveva costretto a partire così. E saltò nella carrozzella pronta davanti alla porta dell'albergo.
      Giù giù nelle tenebre, al trotto di una brenna, sopra un biroccino sconquassato, accanto a un compagno muto; spariscono in alto per sempre i boschi, i pascoli con i sentieri, le macchie e le fontane che tanto sanno, sparisce Picco Astore; giù, giù sotto le stelle pure, per una costa ignuda, per nere strette di capanne; sparisce in alto, per sempre, la casa dove dorme Jeanne, inconsapevole; giù, giù, al trotto stanco della brenna, per un fitto di faggi addormentati, per avanguardie di radi abeti veglianti, per orli di baratri; giù, giù, da destra a sinistra e da sinistra a destra, con l'orrore di aver cupidamente pensato al tradimento mentre la poveretta fedele lo chiamava al suo letto, con il senso di una potenza oscura che lui cieco fosse andata lentamente avvolgendo nelle sue fila e ora lo afferrasse violenta, con l'amaro ineffabile di quella vana parola: prega; giù, giù, dal vento freddo delle alture nell'aria sempre più afosa, con la visione di tutta la triste sua vita, della lugubre meta; giù, giù, da sinistra a destra, da destra a sinistra, senza fine, al trotto stanco della brenna, col biroccino sconquassato, accanto al compagno muto; giù, giù, sino al fondo, al suono di ombrose correnti, a una prima sosta.


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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