Una grazia grande, sai, del Signore, avermi svegliata, avermi chiamata così. Una grazia grande avervi qui tutti, anche quel santo don Giuseppe che mi aiuta. Zitto, caro, zitto.
Ella tacque, lo trasse a sè, fece un visino afflitto, gli bisbigliò senza guardarlo:
Non sono stata una buona moglie - zitto caro, zitto - no, ti volevo tanto bene, tanto tanto e non ho saputo dimostrarlo, devi avermi creduta fredda, è stato un gran male, adesso lo capisco.
Gli cinse il collo con ambe le braccia, gli mormorò all'orecchio:
Caro, vuoi che ci perdoniamo tutto? Proprio tutto, tutto? Anche quello che tu non sai di me? Anche quello che io non so di te?
Egli si staccò dolcemente dal collo, piangendo, le sottili braccia, s'inginocchiò, si strinse sulle labbra una mano di lei che pure lacrimava. In quel momento la marchesa, impaziente della lunga dimora di Piero, aperse l'uscio per richiamarlo. Vide, tacque, si ritirò. Don Giuseppe alzò gli occhi dal breviario a lei, credette che uscisse dalla camera dell'inferma, le domandò notizie. Ella rispose col suo solito sorriso: "Non so, vedo che non mi vogliono". E anche a lei caddero due dolci lagrime.
Intanto l'inferma fece alzare suo marito, gli parlò ancora:
Sei tanto giovane, non hai nessuno, col tempo...
Si commosse, non potè compiere la frase. Finalmente gli cinse un'altra volta le braccia al collo, gli disse ansando:
Ti ricorderai di me, vero? Pregherai per me anche allora? Preghi come una volta, caro?
Piero non rispondeva.
Non preghi più come una volta?
Nessuna risposta.
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Giuseppe Piero Giuseppe
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