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      E a don Giuseppe, che lo guardava, il viso di Piero apparve trasfigurato, non dal dolore, da un'energia spirituale sovrumana, luminosa e muta.
      Le ore passano lente, interminabili, brevi soste interrompono il cammino della morte, i medici tentano qualche penosa inutile difesa; Piero li prega con autoritā che lascino il bramoso spirito uscire in pace. Vengono lettere, vengono telegrammi chiedenti notizie, bene auguranti, nč la marchesa nč Piero li voglion vedere, son messi da parte. Viene dalla stazione, alle cinque di sera, il fattore di casa Scremin col pretesto di prender notizie, in fatto perchč pensa che se la signora muore si avrā bisogno di lui. Domanda se si debba trattenere. Si trema, si evita di guardarsi, non si risponde. Quegli si ritira senza richiamo nč saluto ed č il Direttore che gli dice di restare, di aspettare all'albergo. Suonano le sei. Coloro che sanno pensano:
      Forse un'ora, forse due, forse tre ancora, non pių.'
      Il Direttore insiste perchč la famiglia e don Giuseppe prendano qualche cibo ch'egli ha fatto preparar loro nel suo proprio quartiere. Don Giuseppe e il marchese si fanno portar qualche cosa nel salottino; Piero e la marchesa non si muovono dalla camera. Suonano le sette. Forse due ore ancora.
      Per le finestre spalancate si vedono spegnersi nel settentrione ad una ad una le cime accese delle montagne, salire l'ombra.
      Le campane della chiesetta vicina, della cittā lontana, suonano l'Ave Maria della sera e posano. Stelle, stelle, stelle si accendono in oriente.


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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