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      Partendo al richiamo del Direttore ell'aveva preso con sè, come un augurio, la medaglia che ora don Giuseppe era per consegnare in nome di lei a Piero come una reliquia. Sopra una faccia della medaglia si leggevano, in giro, le parole di Cristo:
      VENITE AD ME OMNES QUI LABORATIS ET ONERATI ESTIS ET EGO REFICIAM VOS.
     
      Sull'altra era inciso, nel mezzo:
     
      REFECIT NOSME REDDIDIT TIBI
      ET TE MIHI.
     
      Piero prese la medaglia e, leggendovi le parole di Cristo, mise una esclamazione, come nella sagrestia della chiesetta l'aveva messa don Giuseppe udendo da lui che il caso gli aveva posto sott'occhio quelle stesse parole. Le considerò a lungo e, abbracciato il venerando vecchio, lo pregò di farvi aggiungere qualche cosa, una cosa ch'egli stesso aveva detto.
      Vorreisoggiunse "che si leggesse così:
     
      REFECIT NOSME REDDIDIT TIBI
      ET TE MIHIIN LUMINE VITAE".
     
      Stavolta fu don Giuseppe che cinse d'un braccio il collo del giovane, teneramente.
      E sa la mammadisse Piero dopo un lungo silenzio "dove sarà portata?"
      Lo sa.
      Quando crede che partano i miei suoceri?
      Domattina alle cinque. Partiamo insieme.
      Oh, don Giuseppe, don Giuseppe!
      esclamò Piero. "Io ho bisogno di Lei!"
      Posso restare fino alle undicidisse don Giuseppe "o anche fino alle quattro."
      No, no! Ho bisogno ch'Ella venga in Valsolda con me. Con me e con lei! Ne ho bisogno per cominciare quello che Iddio mi comanda!
      Bisogno di me?
      Don Giuseppe esitava.
      Non ho dubbi, ora, sadisse Piero interpretando quell'esitare appunto come un dubbio circa il carattere delle sue visioni, della sua vocazione.


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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