Intendeva il viaggio in Valsolda con la salma, il viaggio che non era possibile prima di altre ventiquattr'ore almeno. Ma Piero non si mosse. Pareva pure attenderla, una parola, o forse volerla dire. La marchesa cercò ritirar la mano ch'egli stringeva fra le proprie e poichè la sentì trattenuta, suppose uno spasimo di dolore, disse teneramente che certo il Signore aveva disposto così per il maggior bene.
Ma Piero non voleva liberarle la mano. Ell'attese un poco e poi gli osservò, esitando, ch'era forse venuto per suo marito e per lei il momento di partire.
Piero non lasciò la mano. La marchesa pensò che per il giovane ella era come una parte sopravvissuta della sua Elisa, che doveva riuscirgli amaro di separarsi da lei ora, per questo. Gli domandò quando sarebbe ritornato; e subito, senza confessarne a se stessa il pauroso perchè, si affrettò a soggiungere che sarebbe andata lei a trovarlo in Valsolda. Prima disse pietosamente: "A trovarvi". Poi si corresse: "A trovarti". E parlò di un'epoca lontana, del novembre, ammettendo che l'assenza di lui si protraesse anche più in là.
Una parola, mamma. Non so quando ci rivedremo.
Come?
Piero si rizzò in piedi e appoggiate lievemente le mani alle spalle di lei, le parlò sottovoce all'orecchio.
Ella, sulle prime non comprende, interroga. Non comprende ancora e da capo interroga. I grandi occhi neri si empiono di stupore, di sgomento e, finalmente, di lagrime. Qualche altra domanda, qualche breve sommessa domanda; egli le parla, le parla all'orecchio, le lagrime sdrucciolano sul volto rugoso.
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Valsolda Piero Piero Elisa Valsolda
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