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      La sua mente va mulinando disegni di avvenire per il genero, per il marito. Se lei morisse e Zaneto restasse solo! Lo colloca nella sua villa, colloca Piero nel quartierino ch'era disposto per l'Elisa, ordina la loro vita, fa e disfà combinazioni senza fine, ordisce, pure senza fine, sottili fila di complicati disegni che il vento notturno disperde, secondata dall'eguale monotono trotto dei cavalli, dalle scosse cadenzate delle sonagliere, che paiono battere anch'esse una via senza fine, senza fine.
     
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      Poco prima di quella stessa mezzanotte, Jeanne esce quasi furtivamente dal salotto di villa Cerri dove il maestro e una violinista fortissima suonano un turbinoso allegro che va, per le finestre aperte, ai boschi e ai prati della montagna. Esce nelle tenebre fredde, si appoggia alla sbarra che corona il bastione semicircolare sulla fronte della villa. Non sa perchè Piero sia partito; sa che non ha scritto poi, che non vorrebbe più amarlo e invece non può amare altro al mondo, non può pensare ad altro. Si china verso l'abisso profondo e piange. Sente ch'è finito, che quell'ultimo baleno di passione è passato invano, più nei sensi che nel cuore di lui. Si dice che forse potrebbe riconquistarlo simulando una conversione, ma che il morire le sarebbe possibile, il mentire no. Dalla nera valle ai suoi piedi risale con lo sguardo l'opposta montagna fino al cielo, trova una fascia di nebbione, l'aperto sereno e le stelle. Da fanciulla credeva in Dio. Sarebbe un dolce rifugio, adesso! Ma come credere in Dio?


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Piccolo mondo moderno
di Antonio Fogazzaro
Ulrico Hoepli Milano
1909 pagine 344

   





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