POSE
1882
Nella notte chiara i caratteri neri delle epigrafi si leggevano distintamente. A sinistra dell'ultima lapide la terra smossa indicava il riposo della povera Elisa.
Piero s'inginocchiò sull'erba e piegò il viso. Le sue labbra non si movevano, neppure una fibra della persona si moveva. Parve impietrato nella preghiera riverente, nell'attitudine di chi sentisse pendersi sul capo diafane mani benedicenti. Quando alzò il viso la luna era discesa occultamente al tramonto, il campo sacro e le mura si erano oscurate, le quattro epigrafi non si leggevano più, le mani benedicenti si erano raccolte su al loro soggiorno di mistero.
III
Don Giuseppe si attardò a contemplare il lago, le ombre della notte, un lontano lume alle falde del San Salvatore. Quanto, pensava, erano mutati gli uomini in Valsolda, da buon tempo antico e quanto poco le cose! Al tornare di Piero gli porse le mani per una stretta silenziosa che significava: so di dove vieni.
Lei non ha aperto ancora il Suo pacco postalediss'egli.
Il custode si offerse di aprire questo pacco e Piero gli disse che facesse pure. Poi, accesa una candela, condusse don Giuseppe nella vicina camera dell'alcova, gli disse che il pacco veniva certamente da "quella persona". Erano certamente fiori, per il Camposanto. Egli non ve li avrebbe portati, si era interdetto poco prima, nell'orto, di cogliere una rosa per suo padre. Ma desiderava parlare a don Giuseppe della "persona".
Credodiss'egli "che tornerà in principio di settembre a villa Diedo e allora vorrei che Lei la vedesse.
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