PREFAZIONE
La Sintassi della lingua italiana offre, per essere ben trattata, difficoltà di gran lunga maggiori, che non l'etimologia. Lasciando stare l'immensa materia che essa comprende, i suoi costrutti hanno una instabilità e varietà più grande, che non abbiano le forme delle parole. E per verità in questa parte, più che altrove, l'uso regolare introdotto dalle scritture, e l'uso popolare co' suoi idiotismi differiscono sovente, e gli scrittori stessi, anche buoni e corretti, ora all'uno ora all'altro propendono. Nè questa varietà si può, nella maggior parte dei casi, rimuovere, senza impoverire la lingua o nuocere alle varie e mutabili necessità dello stile, di cui uno dei mezzi più efficaci sta appunto nella Sintassi. Vi sono poi nel parlar toscano alcuni costrutti, non ricevuti fin qui dall'uso più comune degli scrittori, ma tali, che potrebbero un giorno farne parte; e che quindi non voglion essere nè taciuti, nè disprezzati. Oltre a questa moltiplicità di maniere diverse, il compilatore d'una sintassi trova meno ajuti ne' libri, poichè finora i nostri grammatici (oltre al non scernere, neppur qui, abbastanza l'antiquato dal moderno) non hanno dato a questa materia l'estensione debita, o non hanno saputo riconoscerne i veri limiti. Da un lato dunque si sono spacciati troppo brevemente o troppo per le generali dei costrutti proprii di ciascuna parte del discorso (tenendo picciol conto di tante minori regole ed osservazioni), forse perchè, scrivendo per i connazionali, si affidavano all'uso, e credevano superfluo o dannoso analizzare tanto per minuto il modo di costruire; dall'altro hanno saccheggiati troppo spesso i vocabolarii, inserendo nella Sintassi lunghissime serie dei diversi usi di un tal verbo, o delle frasi, a cui poteva dar luogo.
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