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      l'aggettivo segue ad un di o del di senso partitivo: p. es. ci è del buono, nulla di bello, niente di nuovo ecc. Un non so che di minaccioso e di feroce Manzoni. - Nel vestire stesso c'era qua e là qual cosa di studiato o di negletto. Manzoni. - Si contenti di mettere un po' di nero sul bianco. Manzoni. - Tenendo egli del semplice, era molto spesso fatto capitano de' Laudesi. Boccaccio;
      l'aggettivo senza articolo fa da predicato nominale ad un soggetto indeterminato o ad un intero concetto: p. es. questo non è giusto; non è conveniente che ecc. nel senso di cosa giusta, conveniente. Più è tacer che ragionare onesto. Dante. - Gli è ingiusto ed inumano Che alla sorella il fratel morte dia. Ariosto. - Quant'è più dolce, quant'è più sicuro Seguir le fere fuggitive in caccia. Poliziano;
      l'aggettivo è posto in locuzioni avverbiali, come di certo, in pubblico, di sicuro, agli estremi, all'ultimo, in sul primo, al vivo, sul vivo ecc.
     
      § 8. AGGETTIVO IN SENSO AVVERBIALE. L'aggettivo nella sua forma maschile o comune singolare diviene spesso avverbio (Gramm., cap. XXVIII, § 3). Esempii: levò il braccio alto. Dante. - Mirar sì basso colla mente altera. Petrarca. - Conoscer chiaro. Parlar piano. Venir piano. Venir presto. Legger forte. Agnese tossì forte. Manzoni.
      Molti di tali usi sono da riguardarsi come antiquati o poetici: p. es. parlando onesto. Dante. - Gli occhi dolce tremanti. Petrarca. - Per divina bellezza indarno mira Chi non sa come dolce ella sospira E come dolce parla e dolce ride.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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