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      Manzoni. - D. Abbondio stava sur una vecchia seggiola al lume scarso d'una piccola lucerna. Manzoni.
     
      § 3. NOMI ALTERATI DA EVITARSI. Spesso il nome alterato non può formarsi, o perchè malsonante all'orecchio e aborrente dal genio della lingua, o perchè goffo e ridicolo, o perchè equivoco rispetto ad altre parole. Sarebbero strani da lupo, lupone, lupetto, mentre ben si usa lupicino; da colomba, colombone; da corbo o corvo, corbone ecc. (vedi qui sopra gli esempii); da calice, calicino, mentre bene si usa calicetto ecc. Per la stessa ragione del cattivo suono non si può ripetere il medesimo suffisso di alterazione; come sarebbe libron-on-one, omacciaccio, cassettetta.
      Sarebbero equivoci da monte, montone (il capro); da acqua, acquetta (specie di veleno); da lupo, lupino (legume noto); da vento, ventino (moneta); da mulo, mulino (macchina da macinare) invece di muletto; da foglia, foglione (foglio grande) invece di fogliona; da sacco, saccone (materasso) ecc. Così diceva uno che veniva barcollando sotto un gran sacco di farina. Manzoni.
     
      § 4. NOMI CHE NON SI ALTERANO. I nomi astratti che significano un concetto della mente, o i nomi che indicano materia, quando sono presi nel loro vero e primo significato, non soffrono, per regola generale, le alterazioni; sia per il loro stesso significato, sia pure pel suono che molti hanno, restío ad assumere un suffisso; come avviene di quelli terminati in tà o tù, ezza (verità, beltà, dolcezza). Altri nomi astratti che indicano facoltà ed inclinazioni umane, soffrono talora qualche alterazione, come p. es. da passione, passioncella, da affezione, affezioncella; vizio, viziarello; capriccio, capriccetto; voglia, vogliuzza ecc. ecc.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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