Menzini. - Lor signori son uomini di mondo. Manzoni. - Avevano risoluto che loro due a parlar venissero in questo luogo. Dati.
Fuori di questi casi non è conforme all'uso de' buoni scrittori l'adoprare le forme oggettive invece delle soggettive di terza persona; benchè il popolo toscano dica sempre lui e lei, loro, eccettuato il caso dopo l'interrogazione (p. es. che fa ella? che ci stann'eglino a fare?) e delle proclitiche gli ed e', quando il pronome non è necessario (vedi più oltre in questo capitolo, § 12). Ed il Manzoni ne' suoi Promessi Sposi ha seguito quasi sempre il costume popolare.
§ 8. USO DELLA FORMA OGGETTIVA. La forma oggettiva si adopera sempre in posizione di oggetto e dopo preposizioni: p. es. amo lui, odio te ecc. parla di me; dico a lui ecc. ecc.:
si usa pure dopo gli avverbii relativi come, siccome, quanto, altro che, dove, salvochè, e dopo la interjezione ecco. P. es. Io non sono un tristo come lui. Firenzuola. - Costoro che d'altra parte erano siccome lui maliziosi. Boccaccio. - Quando era giovane come loro. Gelli. - Ma non fu quanto lui dolce di sale. Lippi. - Non aveva mai bene se non quand'era dove lei. Firenzuola. - Oh se tu fossi stato dove me, te beato! Fagiuoli. - Credo che il sappia ognuno, salvo che lui. Pulci. - Ecco lei qui al tuo comandamento. Boccaccio. - Per eccezione si sostituiscono le forme soggettive, quando vuolsi che si sottintenda chiaramente il verbo ripetuto; p. es. Se tu vedessi, Com'io, la carità che tra noi arde. Dante. Cioè: com'io veggo;
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