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      nelle esclamazioni, con un aggettivo; p. es. Felice te che sì parli a tua posta. Dante. - Chi s'innamora, oh poveretto lui. Casa. - Te beato! Fagiuoli;
      come predicato nominale dopo essere, parere, esser creduto ecc.; p. es. Credendo esso ch'io fossi te, m'ha con un bastone tutto rotto. Boccaccio. - Altro non vede, e ciò che non è lei Già per antiqua usanza odia e disprezza. Petrarca. - Io son qui con uno che per avere il mio nome vuole esser me in ogni cosa, o più tosto ch'io sia lui. Caro. - Costui qui è un altro me. Salviati. - È regola costui della natura Anzi è lei stessa. Berni.
     
      § 9. FORME OGGETTIVE ASSOLUTE E CONGIUNTIVE. Fra le forme oggettive si devono pur distinguere (vedi Gramm., pag. 120, § 6) quelle accentate, che chiameremo assolute: me, te, se, lui, lei, noi, voi, loro, da quelle enclitiche che chiameremo congiuntive: mi, ti, si, gli, le, ci, vi, li, le, e ne, ci, vi, avverbiali usate in senso pronominale (vedi Gramm., P. II, cap. XXVIII, § 7). Le assolute si adoprano, quando l'attenzione di chi ascolta o legge deve posarsi principalmente sul pronome, ossia sulla persona da questo rappresentata: le congiuntive si adoprano, quando l'attenzione più che sulla persona deve posarsi sul verbo, ossia, sull'azione, a cui la persona stessa è soggetta; e diconsi appunto congiuntive, perchè il loro concetto resta come congiunto al verbo, e quasi da esso assorbito.
     
      § 10. Le assolute si adoprano nei seguenti casi:
      quando reggono un sostantivo, o un aggettivo od altre parole che le dichiarano:


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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