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      Non può essere che l'uomo dabbene non s'adiri co' malvagi. In cotesto modo (si potea dire anche questo) quanto ciascuno sarà migliore, tanto più sarà iracondo. Serdonati. - Oh, fec'egli cotesto? Fecelo, sì. Oh sciagurata a me! oh questo è appunto quello che racconcia ogni cosa (la prima volta la cosa, di cui si parla, è guardata più da lontano, poi si avvicina di più al pensiero). Gelli. - Ah, cristiani, e non è cotesta una pazzia solennissima, far tanto conto d'un uomo che è come voi? (qui cotesta indica la pazzia come collocata negli uditori: se si fosse detto questa, si sarebbe risguardata rispetto all'oratore che parla). Segneri. - A un giovane d'indole e di ardore incredibile ai buoni studii e di espettazione maravigliosa .... prese un giorno a parlare in questa sentenza (qui non si poteva usare altro che questa, riferendosi a cosa che vien dopo). Leopardi. - Innanzi a quel tempo niuno per verità intende, che e quale sia propriamente il perfetto scrivere. Ma non intendendo questo, non può nè anche avere la debita ammirazione agli scrittori sommi (poteva anche dirsi cotesto). Leopardi.
     
      § 18. AVVERTENZA SULL'USO DI QUELLO ecc. Quello si adopera specialmente, quando la cosa, di cui si parla, è determinata dalle parole immediatamente seguenti (un relativo, un aggettivo, una locuzione avverbiale). Ella non se ne accorge, per quello ch'io vegga. Boccaccio. - Se quello che promesso m'avete o in un modo o in un altro non segue, state sicura che la mia vita fia (sarà) breve. Boccaccio.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500