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      - Questa sera si fa la scritta ed io lo so di buon luogo. Firenzuola. - Perchè viviamo noi? .... Che so io di cotesto? Meglio lo saprete voi che siete uomini. Io per me ti giuro che non lo so. Leopardi:
      come predicato nominale dopo essere e parere, tanto riferito a maschio, quanto a femmina, tanto singolare, quanto plurale. Fu generalmente d'animo quieto e tranquillo, non tanto perchè naturalmente il fosse, quanto perchè si ostinava a voler esserlo. F. Zanotti. - Vedete quanti figliuoli rimasti senza padre! Siatelo per loro. Manzoni. - Siccome tutte le carni morte, tutte l'erbe e tutti i frutti sono un nido proporzionatissimo per le mosche e per gli altri animaletti volanti, così lo sono ancora tutte le generazioni di funghi. Redi. - Quando per altro la chiarezza non lo richiegga, sarà meglio omettere questo lo, come sogliono fare i buoni scrittori, o sostituirgli il dimostrativo tale (vedi cap. seg., § 10).
     
      § 27. USO DEL PRONOME CIÒ. Il pronome ciò ha sempre significato neutro equivalente a questo, quello, cotesto senza distinzione, ed è invariabilmente di numero singolare. Il popolo di questa terra vedendo ciò, si leverà a romore. Boccaccio. - E di lagrime vivo a pianger nato, Nè di ciò duolmi. Petrarca.
      È raro nel parlar familiare, ma frequentissimo negli scrittori. Essendo indeterminato, è anche più comprensivo de' suoi corrispondenti, e quindi si usa specialmente quando si voglia abbracciare tutto insieme un concetto complesso, poco avanti enunciato, e più sovente davanti al relativo che: ciò che = quello che.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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