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      Significa quello proprio, quello appunto. Gridando: questi è desso e non favella. Dante. - Hai tu sentito stanotte cosa niuna? Tu non par' desso. - Boccaccio. - Sciolti che sieno (i versi) da quel lor numero, non pajono più dessi. Caro. - Credendolo desso veramente, se gli avventò di fatto al viso. Lasca.
     
      § 6. STESSO E MEDESIMO: LORO DIFFERENZA. Stesso e medesimo differiscono tra loro in questo: che stesso serve a dar rilievo a una persona o cosa, quasi accrescendone la realtà e separandola affatto dalle altre: mentre medesimo indica semplicemente che una persona o cosa corrisponde con sè stessa, vale a dire non è un'altra, nè mutata in un'altra da quella che si conosceva prima. Nondimeno si adoprano tutti e due sì nell'uno come nell'altro significato. Ambedue sono aggettivi e quando stanno senza un sostantivo che li regga, hanno bisogno dell'articolo, per prendere essi natura di sostantivi.
      Possedeva Renzo un poderetto che faceva lavorare e lavorava egli stesso (da sè, in persona). Manzoni. - Le tue pari, implicate continuamente in loro stesse e quindi impotenti di sè medesime, soggiacciono il più del tempo all'irresoluzione. Leopardi. - La stessa fortuna ed il caso medesimo (fino la fortuna, anche il caso) sogliono essere inimici delle tue simili (anime). Leopardi. - Vince di beltà le Grazie istesse (fino le Grazie). Alamanni. - Io non saprei negar l'istessa vita (neppur la vita). Alamanni. - A me medesimo (anche a me) incresce andarmi tanto fra tante miserie ravvolgendo. Boccaccio.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





Renzo