Fareste danno a noi, senza fare a voi pro veruno. Boccaccio. In luogo di veruno si usa più spesso alcuno, ma con forza minore (§ 21). Senza essere d'alcuna cosa provveduto. Boccaccio. - Nulla e niente, forme neutre per dire nessuna cosa, veruna cosa, alcuna cosa, si adoprano senza notevole differenza. Può dirsi però che nulla è più debole di niente, come si vede anche dalla frase niente affatto, piuttostochè nulla affatto.
§ 30. NIUNO ecc. PER ALCUNO ecc. In proposizioni interrogative o temporali o comparative, si adoprano talora i pronomi di negazione, invece degl'indeterminati affermativi (qualche, alcuno). Buffalmacco gli si fece incontro e salutandolo il dimandò s'egli si sentisse niente, cioè, alcun male o qualche male. Boccaccio. - Più mesi durò avanti che di ciò niuna (alcuna) persona s'accorgesse. Boccaccio. - L'uomo ha maggior copia di vita e maggior sentimento che niun (alcun) altro animale. Leopardi.
§ 31. Questi pronomi negativi non hanno plurale, perchè l'esclusione di uno che contengono, è esclusione di tutti. Però deve avvertirsi che nell'uso toscano non è raro l'udire nessuni, nessune, e che anche negli scrittori, specialmente antichi, se ne ha qualche traccia. Eccone due esempi di moderni, riportati dal Moise. Non ve lo meritate nessuni di quanti siete. Giusti. - Contro nessune pagine si indirizzano i feroci assalti, quanto contro il libro santissimo della Bibbia. Mauro Ricci.
Nel parlar vivo si adopera più spesso punti, punte p. es. non ho punti denari, delle camicie non ne ho punte, e in sing. non ho punta voglia di studiare.
| |
Moise Bibbia Ricci
|