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      Prose Fiorentine. - Gli amici sieno quasi parte di un tutto. Dante. - Al contrario: Quel savio gentil che tutto seppe. Dante.
     
      § 20. COL RELATIVO CHE. Il relativo che prende l'articolo determinato nei casi indicati (cap. XII, § 15): prende l'articolo indeterminato, quando significa qualche cosa, e allora suol precedere una frase partitiva, p. es. Un che di peregrino e di gentile. Sono molte le frasi che se ne formano: un bel che, un minimo che, un certo che, un non so che ecc.
     
      § 21. COI PRONOMI POSSESSIVI. I pronomi possessivi rifiutano per lo più l'articolo determinato, quando precedono immediatamente uno de' seguenti nomi di parentela nel numero singolare: padre, madre, figlio, figlia (non figliuolo, nè figliuola), nonno, nonna, fratello, sorella, zio, zia, nipote, marito, moglie, cognato, cognata, cugino, cugina, suocero, suocera, genero, nuora. Con altri nomi di parentela l'articolo si conserva, e con questi pure, quando siano alterati (vedi addietro, cap. IV) o seguiti da un aggettivo. Io il dirò a mio fratello. Egli ha tua sorella per moglie. Io voglio che tu vada e meni teco tua moglie. Voi dalla povertà di mio padre togliendomi, come figliuola cresciuta m'avete. Boccaccio. - Mio figlio ov'è, o perchè non è teco? Dante. - Vostra sorella mi mandò a casa Monna Lessandra vostra zia per questi imbrogli. Cecchi.
      Al contrario si deve dire il mio fratellino, la sua sorelluccia, la tua nipotina, il mio padre amoroso, mio fratello Giovanni, mio padre Luigi ecc.
      Questa regola vale specialmente per padre e madre.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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