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      Il condizionale ha due tempi, il presente e il passato, che servono a distinguere l'atto dall'effetto di un'azione: farei (di cosa non avvenuta); avrei fatto (di cosa già avvenuta).
     
      § 13. Il condizionale esprime di sua natura dubbio, incertezza, possibilità, al contrario di quella sicurezza e risolutezza che esprime l'uso corrispondente dell'indicativo; e perciò talora ha meno forza e talora anche più dell'indicativo stesso, come mostreranno gli esempi. La gente che per li sepolcri giace Potrebbesi veder? (Dante fa a Virgilio la domanda con certa timidezza). Dante. - Dimandal tu ancora .... Ch'io non potrei (cioè, in nissun caso mi è possibile). Dante. Io non vi potrei mai divisare .... quanti siano i dolci suoni d'infiniti strumenti .... nè vi potrei dire quanta sia la cera che vi s'arde a queste cene. Boccaccio. - Non vorrei che V. S. credesse che io facessi un gran bere di caffè. Redi. - Chi avrebbe creduto (poteva credere) che le cose potessero arrivare a questo segno? Manzoni.
     
      § 14. Si usa spesso nelle preghiere e nelle interrogazioni per mostrare più sommissione d'animo. Io saprei volontieri da te quale delle tre leggi tu reputi la verace, o la giudaica, o la saracina o la cristiana? Boccaccio. - Vorrei un servizio da voi. Manzoni. - Avreste per avventura alcun creditore, a cui vi convenisse di soddisfare? Avreste niente d'altrui che doveste rendere? Segneri. - Siccome mi preme di saperne il vero (di un tale affare) .... pregherei voi ad informarmi di tutto, acciò possa regolarmi.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





Potrebbesi Dante Virgilio