L'infinito si può usare come sostantivo (uso nominale), e come verbo (uso verbale).
Non si confonda l'infinito sostantivato con quei pochi infiniti che si possono usare per veri nomi sostantivi; p. es. l'ardire, il dovere, l'essere, il potere ecc. Vedi Gramm. Parte III, capitolo III in fine.
§ 3. L'INFINITO COME SOSTANTIVO ha senso neutro, cioè indica l'azione in un modo astratto e indeterminato, ma differisce dal vero sostantivo verbale corrispondente, inquantochè conserva la forza di azione. In questa guisa differiscono fra loro il sentire, il sentimento; l'ardere, l'ardore; l'incominciare, l'incominciamento; l'aspirare, l'aspirazione; l'aspettare, l'aspettazione; il lamentare, il lamento; l'avvicinarsi, l'avvicinamento; il variare, la variazione; il muovere, il movimento; il battere, il battito e simili, dove si vede che l'infinito esprime cosa di sua natura momentanea ed in atto, mentre il sostantivo corrispondente ritrae invece cosa continua ed abituale; l'infinito esprime la cosa in azione, il nome la cosa come ferma e stabile. Tu proverai siccome sa di sale Lo pane altrui, e com'è duro calle Lo scendere e'l salir per l'altrui scale. Dante. - Qui non poteva dirsi la salita e la scesa, perchè avrebbero significato un'idea tutta diversa, e d'altra parte mancavano i sostantivi verbali corrispondenti. Il mordere era nulla Verso il graffiar (morso e graffio non avrebber detto lo stesso, e mordimento e graffiamento mancano nell'uso). Dante. - Pudica in faccia e nell'andare onesta.
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