Boccaccio). M'importa di ascoltare, mi piace di passeggiare, mi diletta di leggere (or mi diletta Troppo di pianger più che di parlare. Dante); mi giova di starti a sentire ecc.
§ 12. Inoltre fa sempre le veci di proposizione oggettiva coi verbi potere, sapere (nel senso di potere), dovere, volere e il difettivo soglio; per es. posso andare, so fare, debbo leggere, voglio mangiare, soglio coricarmi ecc. spesso ancora con fare e lasciare, e coi verbi di percezione vedere, udire, sentire, intendere (nel senso di sentire) e qualche altro simil verbo; p. es. lascio passare; faccio partire; vedo piovere; odo, sento cantare (si potrebbe anche dire vedo che piove ecc.). Cfr. più oltre in questo cap. il § 19 e segg.
§ 13. Con altri verbi l'infinito oggettivo prende ordinariamente la preposizione di che sta in luogo della congiunzione che coll'indicativo o col congiuntivo; p. es. credo di fare, dico di andare, desidero di mangiare - (Potrà conoscere quanto io desidero di servirla. Casa), ti proibisco di parlare (che tu parli), vi comando di tacere (che taciate) ecc. ecc. Se a voi piacerà di donarmi (darmi) marito, colui intendo io d'amare. Boccaccio.
Si conserva lo stesso reggimento anche quando il verbo reggente si voltasse in passivo, p. es. si può parlare; si sente cantare; si desidera di mangiare; mi è proibito di fumare ecc.
Per maggiori schiarimenti vedi la Parte II, dove si tratta delle proposizioni soggettive ed oggettive.
§ 14. L'INFINITO COLLA PREP. A serve di complemento a molti verbi, in un senso speciale:
| |
Potrà
|