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      § 19. COME PROPOSIZIONE INTERA. L'infinito come proposizione intera si usa, quando sia necessario esprimere il soggetto, o perchè diverso da quello della proposizione principale, o perchè si voglia mettere in ispecial rilievo: esso ha luogo dopo i verbi fare, lasciare, e anche spesso dopo i verbi di percezione vedere, udire, sentire. Quel nome che sarebbe soggetto dell'infinito, diventa oggetto del verbo finito che lo regge, e l'infinito viene attratto in una sola frase dal verbo medesimo: se per soggetto vi era un pronome personale o dimostrativo (me, te ecc. lo ecc.), questo assume la forma enclitica e si prefigge o affigge al verbo. Il magnifico dottore fece sedere il padre molto reverendo. (Qui il soggetto sarebbe il padre, ma è divenuto come oggetto della frase far sedere). Manzoni. - Il dottore lo fece entrare con sè nello studio. Manzoni. - Vedendolo stare attento a riguardare le dipinture ecc. Boccaccio.
      Dopo vedere, sentire, udire, intendere usano alcuni preporre all'infin. dipendente la prep. a, ma non è dell'uso toscano. Le farfalle tu le vedi a volare. G. Gozzi. - Io la ho più volte veduta a passeggiare e a danzare. Foscolo.
      Tramutandosi la locuzione in passiva, non si cangia altro che il verbo fare, del quale l'oggetto diventa soggetto, p. es. (vedi sopra) il padre fu fatto sedere, egli fu fatto entrare. - Andrea fu fatto da lei morire. Machiavelli.
     
      § 20. Se l'infinito così adoperato ha un suo proprio oggetto (o proposizione oggettiva), allora il soggetto dell'infinito stesso, per proprietà di lingua, diventa termine indiretto del verbo regolatore e si costruisce colla preposizione a; p. es. fammi o lasciami far due parole (invece di lascia me fare, ecc.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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