- Aver donde vivere. Boccaccio. - Come fare, esclamava, dove andare? Manzoni. - Perchè non raccontar tutto anche a tua madre? Manzoni. - Si mise a pensare alle frasi, con cui dar principio alla lettera. Grossi. - Voi credete di dover essere giudicati da Cristo? E come dunque Cristo maledire in tutti i giuochi, Cristo bestemmiare in tutte le collere, Cristo spergiurare in tutti i contratti, Cristo disgustare in tutte le ricreazioni? Segneri.
Quando il relativo faccia da soggetto, questo costrutto sa di antiquato. Qui è questa cena e non saria (sarebbe) chi mangiarla. Boccaccio. - E se ci fosse chi farli (chi li facesse), per tutto dolorosi pianti udiremmo. Boccaccio. - S'intenda però che se chi facesse da oggetto o da termine (con preposizione) il costrutto è anche moderno, p. es. Non so chi ringraziare; a chi regalarlo.
Quanto all'uso dell'infinito per l'imperativo, vedi addietro, capitolo XVIII, § 3 e 11.
CAPITOLO XXI
Uso del participio.
(Gramm., P. II, cap. XVIII, § 16 e seg.)
§ 1. NATURA DEL PARTICIPIO. Il participio (come accenna la parola stessa, derivata dal verbo partecipare) partecipa del verbo e dell'aggettivo insieme, e denota l'azione come inerente ad un sostantivo o inquanto da esso fatta, o in quanto da esso patita. Ha due tempi, il presente (lodante, temente) ed il passato (lodato, temuto), i quali però non segnano di per sè stessi vera differenza di tempo, ma soltanto il grado dell'azione, poichè il tempo viene determinato dal verbo principale che regola il participio.
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