Ariosto. - Oggi tal modo è ristretto alla poesia.
CAPITOLO XXIV
Uso impersonale de' verbi.
(Gramm., P. II, cap. XXVII)
§ 1. NATURA DEL VERBO IMPERSONALE. All'aggettivo sostantivato in senso neutro (vedi addietro, capitolo II, § 7) corrisponde in qualche maniera il verbo impersonale o impersonalmente usato, non riferito cioè ad alcun soggetto personale determinato, nè espresso nè sottinteso, ma considerato assolutamente. E ciò, come vedemmo, in più modi. Parecchi di questi verbi indicano vicissitudini atmosferiche o fenomeni naturali; p. es. piove, albeggia ecc. i quali non voglion già significare che ci sia alcuno che faccia l'azione di mandar l'acqua o di trar fuori l'alba, ma soltanto che questa azione si fa, che questo fenomeno avviene. Altri indicano necessità, convenienza, caso, sentimento, come bisogna, spetta, accade, sembra, piace ecc. e questi hanno per soggetto tutto un fatto, tutto un giudizio o proposizione, sia espresso con un infinito verbalmente usato, sia con un che ed un modo finito. Altri sono frasi impersonali indicanti un concetto generale di tempo o di luogo, come ci è, vi ha, fa, corre, volge, determinato poi dalle parole seguenti. Altre sono frasi formate dal verbo essere con un aggettivo sostantivato in senso neutro; p. es. è bello, è giusto, è conveniente ecc. ecc. Altri infine esprimono l'azione come fatta da tutti gli uomini in generale, sia essa un'azione propriamente detta od uno stato; e questi diconsi impersonali riflessivi, benchè possano farai anche co' verbi intransitivi: si scrive, si legge; si va, si vive, si nasce, si muore.
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