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      Giusti.
     
      § 11. Secondo un uso del parlare toscano, uso condannato dai grammatici e fuggito dagli scrittori più corretti, il pron. noi fa spesso da soggetto al riflessivo impersonale, il quale così tien luogo della prima plurale. P. es. Noi si legge, si leggeva, si è letto, si leggerà ecc. Noi si nasce, si nasceva, si è nati, si nascerà ecc. - Non si potrebbe cercare un campione anche noi? Grossi. - O noi che s'ha a stare a vedere? Giusti. - Amo di credere che come le piante vegetano meglio in un terreno piuttosto che in un altro, così noi si debba vivere e trovarsi bene, più che in ogni altro luogo, nel luogo che ci ha veduti nascere. Giusti.
     
      § 12. Una volta parificato il riflessivo impersonale alla prima persona plurale, s'intende bene come i Toscani dai verbi transitivi abbiano potuto formare una specie di nuovo riflessivo e di reciproco, per mezzo della pronominale obbiettiva ci (nel senso di noi). Essi dicono ci si guarda, per ci guardiamo, ci si ama, per ci amiamo, ci si vede, per ci vediamo, tanto in significato riflessivo (noi guardiamo noi stessi ecc.), quanto reciproco (noi ci guardiamo scambievolmente).
      Un altro uso diverso da questo e di tempra certo non toscana, ma assai caro ai gazzettieri, si è quello di prendere il riflessivo impersonale, che vedemmo esser proprio soltanto della terza singolare, e dargli senso passivo riferendolo anche alle altre persone, con anteporgli le obbiettive mi, ti, lo, la; ci, vi, li o le. P. es.
     
      mi si loda
      = sono lodato, ati si loda
      = sei ecc.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





Toscani