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      Differisce quindi assai dalle forme determinate personali gli, le, loro (per a lui, a lei, a loro), nè si può sostituire a quelle; ond'è improprio ed erroneo l'uso di quei dialetti italiani che adoprano ci dove si richiede gli o loro riferito a persone, od a cose riguardate come persone o ad animali; p. es. vidi Pietro e ci dissi che venisse da me: salutai la sorella e ci diedi la lettera: parlai co' servi e ci mostrai l'ordine vostro: Signore, non ce lo dico per burla: vidi un cane e ci buttai un osso.
      Nelle frasi pensarci, rifletterci nel senso di pensare ad alcuno ecc. il ci non corrisponde a gli: infatti non si direbbe pensargli, nè riflettergli. Pensi tu a lui? Ci penso (non si direbbe gli penso). Nelle frasi parlarci (parlar con alcuno), affezionarcisi (affezionarsi ad alcuno), innamorarcisi (innamorarsi di alcuno) il ci non corrisponde a gli, ma racchiude il senso d'una certa unione e comunanza locale (parlar con alcuno, prendere affezione con alcuno, ben differente da affezionarsegli, cioè divenire affezionato ad alcuno). Nelle frasi sperarci, confidarci e sim. (sperare in alcuno) ognun vede che il ci non ha che far nulla con gli nè le nè loro. Accostarcisi non è accostarsi ad una persona, ma al luogo dov'essa si trova, e differisce quindi da accostarglisi od accostarlesi; e lo stesso si dica dei casi simili. Quindi resta provato che tali e simili usi toscani non hanno nulla di comune col barbaro ci per gli personale, che abbiamo condannato.
     
      § 14. Ne comprende il senso di da o di con un pronome dimostrativo.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





Pietro