Spesso indica relazione d'interesse, partecipazione, ed allora corrisponde al caso dativo dei latini, caso che in italiano rimane soltanto nei pronomi personali puri, dove abbiamo mi per a me, ti per a te, gli o le per a lui, a lei ecc. P. es. La lode giova al savio e nuoce al matto. Mi piace che tu sii buono. Domando ad alcuno qualche cosa ecc. Mi sento voglia di passeggiare. Ridere in faccia ad alcuno. Sii fedele agli amici.
§ 3. DI significa la relazione di moto dall'interno d'una cosa, quindi anche l'unione, la congiunzione intima di due cose, e passa a tanti altri significati. Esco di casa; di notte, di sera; il tale è di Perugia; la città di Firenze; di gennajo fa freddo; nè di venere nè di marte non si sposa nè si parte; Pietro figlio di Francesco; questo libro è di mio fratello; tu sei un uomo di valore; tu soffri, godi, ti sdegni di piccole cose; ti prego di farmi questo piacere; egli mi asperse di acqua; tu non istai bene di salute; l'oratore ha parlato di tante cose ecc. Nei varii sensi che indicano stretta relazione fra più cose, corrisponde al caso genitivo dei latini, specialmente in senso possessivo o qualificativo o partitivo, e per denotare l'autore d'un'azione o l'oggetto di essa; p. es. la casa degli amici; il consiglio di guerra, il compagno di scuola; un bicchier di vino; ogni sorta di piaceri; la più parte degli uomini; il poema di Dante; l'amor di patria.
Di si adopera anche in varii costrutti come congiunzione corrispondente a che: credo di partire (credo che partirò), spero di fuggire (che fuggirò): dico di no, di sì (che no, che sì).
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Perugia Firenze Pietro Francesco Dante
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