§ 9. Le preposizioni propriamente dette possono reggere il sostantivo o una parola sostantivata, possono inoltre reggere l'infinito, come pure avverbii ed altre preposizioni (§ 10), e talora senza alterarne notabilmente il significato. Vado a letto, mi diletto del bello; parto da lui; vado a far colezione; di qui, di lā, in su, in gių; di sotto, di sopra, di rimpetto, di gių, di prima, in oltre, da vicino ecc. Circa di molto pel semplice molto vedi addietro, cap. XI, § 5 in fine.
Molte delle altre preposizioni (§ 11) risultano appunto di nomi od avverbii composti con preposizioni proprie; p. es. appič, accosto, attorno, appresso, invece, dallato (vedi Gr., P. III, cap. X passim).
§ 10. Si possono usare pių preposizioni di seguito, quando vogliasi indicare una relazione di luogo pių complessa. Non č chi al primo vederlo di su le mura di Milano non lo discerna tosto. Manzoni. - Io sono stato in su libri pių di due ore a studiare questo caso. Machiavelli. - Boschi che si prolungano su per la montagna. Manzoni. - Escimi di tra i piedi, villan temerario. Manzoni. - Chi vi approda da oltre il Tago. Alfieri. - Preponendo l'onore e la grandezza di Leone agli appoggi che potesse farsi per dopo la sua morte. Guicciardini. - Non uscirono di fra' rei per fare maggior penitenza, ma piuttosto di fra' buoni per vivere iniquamente. Cavalca. - Ha procacciato feltri bianchi per indosso. Lasca. - Dovea partirsi per a certo luogo indeterminato. Giambullari.
§ 11. PREPOSIZIONI SECONDARIE O IMPROPRIE. Le altre preposizioni, che potremmo chiamare secondarie o improprie, sono di lor natura modi avverbiali, ma in tanto differiscono dai veri avverbii, in quanto includono in sč la relazione con un complemento.
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Milano Tago Leone
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