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      Quella bestia (Tofano) era pur disposto a voler che tutti gli Aretini sapessero la lor vergogna. Boccaccio.
      Se il soggetto è un infinito, spesso piglia a suo predicato il nome cosa accompagnato da un aggettivo. Umana cosa è (umano sarebbe oscuro) aver compassione degli afflitti. Boccaccio. (Vedi P. I, c II, § 7).
      Dopo Ella riferito ad uomo, cui si parli in terza persona, il predicato nominale può farsi maschile; p. es. Signore, ella è tanto buono ecc. (Parte I, cap. XV, § 8).
      Co' verbi impersonali o impersonalmente usati si adopera spesso un soggetto od un predicato nominale di numero plurale (P. I, cap. XXIV, § 6 e 9). Altre volte col pronome di prima persona plurale si congiunge un predicato impersonale (Ivi, § 10 e 11).
      Nella moltiplicazione dei numerali si pone il predicato in singolare; p. es. due via due fa quattro; quattro via dieci fa quaranta. Quanto alle locuzioni è un'ora e mezzo, sono le quattro e mezzo ecc. vedi addietro, P. I, cap. V, § 11.
     
      § 10. CON PIÙ SOGGETTI. Se i soggetti sono più d'uno, e di numero o di genere diferenti fra loro, varii sono i modi di accordarvi il predicato. Ecco le regole principali.
      NUMERO. Il predicato verbale dipendente da più soggetti, tutti od alcuno di numero singolare, si pone in plurale. L'uso e la sperienza signoreggiano le arti. S. Concordio. - Consiglio e ragione conducono la vittoria. Davanzati. - Briga hanno insieme bellezza ed onestà. S. Concordio.
      Eccezioni. Si usa o può usarsi il singolare nei seguenti casi:
      se i soggetti sono non persone ma cose, e queste sinonime fra di loro o risguardate dallo scrittore come un tutto insieme.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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