Quindi non possono avere un vero oggetto altro che i verbi transitivi (vedi P. I, cap. XXIII). Cangiandosi il verbo in passivo, l'oggetto diviene soggetto, p. es. i buoni sono lodati da me.
§ 15. OGGETTO APPARENTE. Spesso l'oggetto non è veramente tale, ma ne ha l'apparenza. Esso allora, anzichè ricevere l'azione dal soggetto, determina soltanto la maniera di quella, o denota il mezzo e l'occasione con cui si compie. Si distingue dal vero oggetto, perchè può risolversi con una frase avverbiale. P. es. vincere una battaglia vale quanto vincere in una battaglia; giuocare una partita vale giuocare durante una partita, in una partita, o simile; cavalcare una mula significa propriamente cavalcare sopra una mula o per mezzo di una mula ecc.; correre il palio denota correre per (ottenere) il palio ecc.; salire un monte importa salire sopra o per un monte; parlare una lingua è come dire parlare in una ecc. - Perchè non sali il dilettoso monte? Dante. - E per potere entrare ogni sentiero ecc. Ariosto. - Gente inimica a me malgrado mio Naviga il mar tirreno. Caro. - Per correr miglior acqua alza le vele. Dante. - E in costruzione passiva. L'acqua ch'io prendo giammai non si corse. Dante. - Fiumi che si navigano con grosse navi. Serdonati. (Cfr. P. I, cap. XXIII, § 20).
Quanto ai complementi di tempo e di luogo, usati a maniera di oggetto apparente, vedi il cap. III di questa Parte II.
Talora l'oggetto apparente ha il radicale uguale o simile a quello del verbo, nel qual caso l'oggetto si suole accompagnare con un attributo che lo determini.
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