Fra i molti e svariati complementi di questo genere, noi ci restringeremo ai più singolari e degni d'esser conosciuti.
DENOMINAZIONE. Il nome d'una cosa si aggiunge alla cosa stessa mediante la prep. di; p. es. il fiore della rosa, il frutto della pesca, la maschera dell'Arlecchino, la virtù della temperanza ecc. Ciò accade specialmente:
dopo i nomi geografici città, fortezza, villaggio, castello, regno, impero, repubblica, ducato e altri simili; p. es. la città di Roma, la fortezza di Pizzighettone, il castel dell'Ovo, il regno d'Italia, l'impero di Francia, il ducato di Milano ecc.;
dopo le parole nome, titolo, numero ecc.; p. es. il nome di Paolo, il nome di cristiano, il titolo di marchese, il numero del sei (ma anche il numero sei). Donde si derivasse il nome di Firenze, ci sono varie opinioni. Machiavelli.
dopo le parole mese; p. es. il mese di aprile, il mese di giugno ecc.;
dopo un nome sostantivo (o aggettivo sostantivato) indicante una qualità spirituale o corporale attribuita ad una persona, quando si vuol porre in maggior rilievo l'idea contenuta nel nome stesso; e per lo più vi si premette un pronome dimostrativo determ. (quello, questo ecc.). Questo diavolo di questa femmina mi si parò dinanzi. Boccaccio. - Quell'animale di Don Rodrigo. Manzoni. - Che diamine si vanno macchinando questi furfanti degli uomini? Leopardi. - Questo bell'edifizio dell'uomo ecc. G. Gozzi. - Molto avevan le donne riso del cattivello di Calandrino. Boccaccio. - Lo spensierato d'Attilio. Manzoni.
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