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      (Vedi P. I, cap. XIII, § 33).
      La prep. a indica vicinanza, aderenza a qualche cosa o direzione verso qualche cosa. Essere alla porta, sedere a tavola, giacere alla riva d'un lago, stare al sole, al coperto, al sereno, al fuoco; Ponte alle Grazie o a S. Trinita, Ponte a Ema ecc. ecc. - andare alla porta, al mare, al sole, a tavola, volgersi a destra, a sinistra, paese situato a oriente o all'oriente, luogo vicino a Firenze, esser presente ad un fatto, andare a mangiare, a dormire ecc. guardare ad una cosa.
      Quindi si adopera sempre a per indicare il luogo, verso il quale si va; p. es. vado a Firenze, vado a Roma, vado al giardino, alla chiesa ecc. (V. § seg.).
     
      § 3. La prep. in denota l'interno o la superficie di un luogo; p. es. essere in città, nel giardino, in chiesa, in casa ecc.; stare in mare, in terra, in nave, portare in tavola, avere in capo q. cosa ecc. Quindi si adopera regolarmente in col verbo entrare e con altri verbi di moto usati in simile significato; p. es. entro o vado in Firenze, nel giardino, in mare ecc. Si adopera poi sempre, quando il luogo, dove si va o dove si sta, è un regno od una provincia, o una isola grande; p. es. sono o vado in Ispagna, nella China, in Cipro (Come se in Francia o in Ispagna andar volesse. Boccaccio), o un nome comune di luogo, preso in senso proprio e materiale; p. es. sono nel campo (al campo vorrebbe dire all'accampamento), in un luogo, in camera; sto in giardino, sto o vado in campagna ecc.
     
      § 4. Coi nomi di città e terre per significare stato in luogo si usa più spesso a, quando non importa escludere i dintorni; p. es.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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