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      Con tali verbi si può usare anche per; p. es. patire per freddo, godere, piangere, per qualche consolazione o disgrazia; accusare alcuno per furto ecc.
      A serve a indicar la causa occasionale coi verbi conoscere, ravvisare, vedere ecc. Raffigurato alle fattezze conte. Dante. - Ti conosco e intendo All'andare, alla voce, al volto, ai panni. Petrarca.
      Talora la causa si pone come oggetto apparente con alcuni verbi; p. es. piangere le sventure, patire il freddo, la fame, ecc. (vedi P. II, cap. I, § 15).
     
      § 19. SCOPO E FINE. Per significare lo scopo e il fine di un'azione, si usano le prep. per ed a.
      Per si usa in senso locale, coi verbi andare, venire, mandare ecc.; p. es. andare per una cosa o per prendere una cosa, partire per un paese, mandar per alcuno o per qualche cosa. Arrigo di Lusemburgo venne in Italia, per andare per la corona a Roma. Machiavelli. - Molti di diverse parti del mondo a lui concorrevano per consiglio. Boccaccio. - In Antibo m'imbarcai per Genova. Alfieri;
      in senso temporale: Non vi ha ella fatto invitare per questa sera? Firenzuola;
      in altri sensi, p. es. studio per imparare, parlo per correzione, passeggio per divertimento ecc. Accade che un principe cavi fuora (fuori) danari per la guerra. Davanzati.
      A segna pure lo scopo. Fatti non foste a viver come bruti Ma per seguir virtute (virtù) e conoscenza. Dante. - Iddio non a tuo danno, ma a tua salute t'ha data questa infermità. Cavalca. - Sempre a me d'Iddio tu parli .... Ad oltraggiarmi il nomi? A dargli gloria io 'l nomo.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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