- Son notevoli le frasi col verbo dare; p. es. dar di mano a q. c., dar de' remi in acqua, dar di petto in un muro, dar di piglio a q. c., dar d'occhio ad alcuno ecc. - Il giudice, siccome io vi dicea, Venne in questo palagio a dar di petto. Ariosto.
Altre volte vi si sostituisce la prep. a; p. es. chiudere a chiave, dire a bocca, andare a cavallo, a piedi, a vela, a remi; dipingere a olio; chiamare a nome; mostrare a dito; scrivere a penna; cacciare a calci, a pugni; giudicare a occhio; imparare, sapere a mente od a memoria, passare a nuoto o a guado; parlare ad alta o bassa voce; giuocare a carte, a scacchi ecc.; fare alle sassate ecc.; comprare o vendere a contanti, a peso, a caro prezzo ecc. (Cfr. qui sotto, § 28).
§ 27. A indicare più particolarmente il mezzo si usa la prep. per. Niuno si conduce a gloria stabile e vera se non per opere eccellenti e perfette. Leopardi.
Nel senso di strumento è oggi meno usato, ma era frequente negli antichi. Come i corpi si purificano per (con) certi medicamenti, così l'anima per le infermità. Cavalca. - Le guerre si soleano vincere per bene assalire .... ora è mutato modo, e vinconsi per istare bene fermi. D. Compagni.
Si costruisce con per anche quella parte di una cosa, con cui la cosa stessa vien presa. I monatti lo presero uno per i piedi e l'altro per le spalle. Manzoni. - Poi caramente mi prese per mano. Dante.
§ 28. MANIERA E GUISA. La maniera, il modo, la foggia che distingue e determina l'azione del verbo, involgendo per lo più il concetto ora di strumento, ora di compagnia, ora altri concetti avverbiali, si costruisce con varie preposizioni; e questi complementi equivalgono spesso ad un avverbio.
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Cfr Compagni
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