- Nè vi potrei dire quanta sia la cera che vi si arde a queste cene. Boccaccio. Se il complemento consiste in un pronome relativo, sia usato come oggetto, sia con preposizione, si suole duplicare più di rado; onde non si direbbe bene al quale gli diedi un pane, nè uno che non l'avea mai veduto, o di cui ne parlai, salvo il caso, che fra l'un termine e l'altro fossero interposte più parole, e la chiarezza del senso e la naturalezza consigliassero la duplicazione. P. es. E vidi cosa ch'io avrei paura senza più pruova di contarla solo. Dante. - Cfr. la P. I, cap. XII, § 14, nota, e vedi al suo luogo la P. III.
Quanto alla duplicazione della ne partitiva, vedi cap. precedente in fine.
CAPITOLO IV
Ampliazione della proposizione.
Proposizioni principali e subordinate.
§ 1. AMPLIAZIONE DELLA PROPOSIZIONE. Una proposizione, oltrechè coi complementi, si può ampliare ed estendere mediante altre proposizioni. Ciò può avvenire in due modi: 1° i sostantivi, di cui si compone (soggetto, oggetto, complementi), possono determinarsi e specificarsi con proposizioni comincianti da un pronome o da un avverbio relativo; p. es. invece di dire semplicemente la luce ricrea lo spirito, posso dire la luce che si spande per l'universo ricrea lo spirito che è abbattuto; 2° agli elementi stessi componenti la proposizione si possono sostituire delle proposizioni che determinino il senso della proposizione primiera; p. es. quando splende la luce, si ricrea lo spirito, se prima era abbattuto; dove abbiamo sostituito al soggetto una proposizione di tempo, e, cambiato l'oggetto in soggetto, abbiamo determinato il senso del predicato con una proposizione condizionale.
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