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      Dante:
      Non forse, senza la cong. che. La giovane dubitò non forse altro vento l'avesse a Lipari ritornata. Boccaccio.
      dopo espressioni che indichino cautela; come, guardare, badare, prendersi guardia e sim. Guarda che da me tu non sia (sii) mozzo (separato). Dante. - Guardate che non v'inganni. Machiavelli. - Più raro è il non dopo evitare, proibire, impedire. Gli vietò che con la propria mano Non si passasse in quel furore il petto. Ariosto. Cominciò a pensare in che maniera potesse impedire che ciò non avesse effetto. Boccaccio:
      Se tali verbi fossero accompagnati da negativa, questa non deve trovarsi nella proposizione subordinata.
      dopo negare, dubitare, disperare e simili, preceduti da negazione, o posti in forma interrogativa; p. es. non si può negare, non dubito, non dispero ecc. chi negherebbe? chi dubita? ecc. Non si dubita che Prometeo non avesse a ordine una risposta in forma distinta. Leopardi. - Non è dubbio che il genere umano non vada procedendo innanzi continuamente nel sapere. Leopardi. - Io non posso negare che la fortuna e la milizia non fosser cagione dell'impero romano ecc. Machiavelli.
      dopo le frasi impersonali mancar poco, esser per poco, tenersi a poco e sim. la prop. soggettiva prende l'avverbio non. Poco mancò ch'io non rimasi in cielo. Petrarca. - Presso fu che di letizia non morì. Boccaccio.
     
      § 9. INFINITO OGGETTIVO. In molti casi l'infinito si sostituisce alla proposizione oggettiva, più spesso quando il soggetto è indeterminato o compreso nella proposizione principale, talora anche quando il soggetto è espresso.


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Sintassi italiana nell'uso moderno
di Raffaello Fornaciari
Sansoni Firenze Editore
1881 pagine 500

   





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